giovedì 12 marzo 2015

Lo sport e la disabilità

Salve a tutti,
nei prossimi due post volevo proporvi un intervista che ho personalmente fatto a Marco Gregnanin, docente di scienze motorie che ha accumulato diversi anni di esperienza nel mondo dello sport con ragazzi con disabilità.
L'intervista sarà divisa in due parti.
Buona lettura

PARTE 1:


1 – Ciao Marco, lascio a te gli onori di casa, che ne dici di presentarti?

Ciao, mi chiamo Marco, ho 31 anni e sono laureato in scienze motorie. Sono un docente di scienze motorie e sportive in due scuole superiori della provincia di Rovigo. Nel pomeriggio invece mi occupo di attività motorie con anziani e persone con disabilità. Infine faccio il preparatore atletico in ambito pallavolistico, calcistico e tennistico. 

2 – Perché hai deciso di lavorare in ambito sportivo?

Sin da bambino lo sport ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Ho sempre praticato sport a vari livelli anche se ho dovuto interrompere per un lungo periodo a causa di un infortunio alle ginocchia. Lo sport per me rappresenta una palestra di vita, aiuta le persone a migliorare i propri stili di vita e va ad agire su vari piani della persona. Agisce principalmente sul piano fisico ma ha importanti risvolti anche su quello psicologico e sociale. Per tutti questi motivi lo sport è e sarà sempre presente nella mia vita.


3– Cosa ti ha spinto a dedicarti a ragazzi con disabilità?

La scelta di dedicarmi a ragazzi con disabilità è maturata in me grazie all’incontro con un docente universitario che mi ha fatto scoprire questo aspetto dello sport e i benefici che l’attività motoria può avere su questi ragazzi. Per lavorare nel settore della disabilità è necessario esserne portati, è importante lavorare senza dare giudizi, bisogna cercare di trovare nuove strategie o misure per adattare le varie proposte ai ragazzi che fanno parte del gruppo. Il bello di lavorare in questo settore è che ti costringe a fare un lavoro anche su te stesso e porta ad aumentare e migliorare anche la conoscenza di se. Diversamente dagli altri tipi di attività in questo lavoro il contagio emozionale è estremamente importante e quindi l’istruttore deve essere sempre in grado di trasmettere sentimenti e messaggi positivi ai propri atleti e questo fa si che l’insegnante lasci fuori dalla palestra le sensazioni e gli stati d’animo negativi per lasciar spazio ai sentimenti positivi. In questa attività vi è un continuo scambio reciproco con i propri ragazzi e questo fa crescere entrambi.

4 – Come descriveresti questa tua esperienza?

La mia esperienza è senza dubbio estremamente positiva. Ci sono stati momenti difficili che mi hanno aiutato a crescere sia professionalmente che umanamente. In questo settore ogni ragazzo ha la propria storia di vita ed è sempre importante tenerne conto. Ci si trova spesso di fronte a difficoltà di vario tipo e bisogna trovare sempre nuove strategie per ovviare a ciò e questo costituisce per me una fonte di grande stimolo. Grazie a questa mia attività ho potuto conoscere e collaborare con numerose persone, creando una fitta rete di amicizie con ragazzi ed operatori del triveneto e non solo.

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